Filarete’s Disegno
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Il concetto di disegno presentato nei libri XXII-XXIV dell’Architettonico libro
va messo in relazione con la critica d’arte e con le pratiche artistiche
del tempo. Contro l’opinione storiografica corrente, che considera la nozione
filaretiana di disegno come un derivato delle teorie dell’Alberti, una più
attenta lettura rivela differenze sostanziali, quasi simboleggiate dalle critiche
rivolte a Donatello, uno dei tre paladini albertiani del Rinascimento.
Rilevare le differenze fra i due autori è utile anche a meglio intendere la nozione
di disegno nell’Alberti e le complesse dinamiche che nel Quattrocento
portarono a una nuova idea di disegno, cruciale nel processo di nobilitazione
delle arti figurative e degli artisti. Pur mancando di una precisa formulazione
teorica, la discussione che Filarete presenta sul finire del libro e
il suo frequente uso del termine (non meno di 599 volte, contando i derivati)
evidenziano come ormai quello di disegno non fosse più un concetto legato
al mondo dei taccuini e della bottega artistica tradizionale. Divenuto un termine polivalente oltre che una nozione operativa, l’idea di disegno pertiene
ora anche al mondo della corte, promotrice del nuovo ruolo che il ragionare
per immagini acquista nella cultura rinascimentale, centrale nello sviluppo
del discorso sull’arte e nella nuova interazione tra committenti e artisti.
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