La riforma dei ‘gugliotti’ del tiburio del Duomo di Milano. Dal progetto di ricostruzione alla conservazione integrata
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The completion of the Milan Cathedral, with the realization of the last gugliotti, the four towers with internal stairs displaced around the tiburio, was characterized by an intense discussion forcing Giuseppe Vandoni to a critic evaluation of the work carried out by his predecessors until the 19th century. The gugliotti built by Amadeo and Pestagalli were considered two reference models for the design of the last two towers. If the tower designed by Amadeo was seen as the prototype for the style, with the high quality of its decorative sculptures, the one realized by Pietro Pestagalli, higher than the first one and directly connected to the top of the dome, was considered as the best practice solution for connecting the lower with the higher level of the terraces constituting the roofing system of the Cathedral. The contents in the discussion exchanged between Vandoni and the academic commission of architecture show the development of a debate still influenced by an open question on the proportion and the style of the Cathedral. The solutions adopted in this period, until the realization of the last tower by Paolo Cesa Bianchi, determine important impacts on the relevant structural interventions carried out by Carlo Ferrari da Passano during the 20th century. These recurrent discussions denote the hard balance among the reasons of the aesthetics and the ones of the practice, putting at risk the preservation preservation of the first tower and droving to the idea of reform the second.
Il completamento della costruzione del Duomo di Milano, con la messa in opera degli ultimi gugliotti intorno al tiburio, fu caratterizzato da un intenso dibattito che costrinse l’architetto Giuseppe Vandoni a valutare criticamente il lavoro condotto fino alla metà del XIX secolo dai suoi predecessori. I gugliotti Amadeo e Pestagalli erano visti come modelli di riferimento per impostare le ultime due torri. Se il gugliotto Amadeo costituiva il prototipo per lo stile, con la qualità della sua decorazione scultorea, il gugliotto progettato da Pestagalli, molto più alto del precedente e direttamente collegato alla sommità del tiburio, risultava essere quello che aveva risolto nella maniera più pratica il collegamento tra le terrazze inferiori della copertura e quelle superiori della cupola. Le comunicazioni intercorse tra Vandoni e la commissione accademica di architettura, mostrano lo sviluppo di un dibattito che risente dei dubbi ancora non risolti sulle proporzioni e lo stile del Duomo. Le scelte che si articoleranno in questo periodo, fino alla costruzione dell’ultimo gugliotto da parte dell’architetto Cesa Bianchi, avranno delle ripercussioni importanti per i grandi restauri di natura strutturale intrapresi da Carlo Ferrari da Passano nel corso del XX secolo. Tale dibattito denota il difficile equilibrio tra le ragioni dell’estetica e quelle della pratica, mettendo a rischio la conservazione stessa del primo gugliotto e pretendendo di emendare il secondo a causa della sua altezza.
keywordsMilan Cathedral, gugliotti and tiburio; Pietro Pestagalli; Giuseppe Vandoni; Paolo Cesa Bianchi; Carlo Ferrari da Passano.Biografia dell'autorePolitecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito; lorenzo.cantini@polimi.it |
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