Vincenzo Volò pittore di nature morte: le origini borgognone e alcuni aspetti della sua attività milanese
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Nato nel 1620 in un piccolo villaggio della signoria di Neuchâtel in Franca Contea, Vincenzo Volò arrivò verosimilmente a Milano a metà degli anni quaranta, ricoprendo un ruolo artistico di primo piano nel ventennio compreso tra il 1650 il 1670. Detto anche ‘Vincenzino dei fiori’ per la straordinaria versatilità delle sue composizioni botaniche, fu il fondatore di una bottega di famiglia che impose il proprio stile dalla metà del secolo sino almeno al primo quarto del Settecento, arrivando a coinvolgere tre generazioni di pittori e pittrici e influenzando fortemente il gusto del collezionismo milanese per la natura morta. L’impresa familiare prese il nome di bottega dei ‘Vicenzini’, un patronimico adottato da tutti i figli e assurto a vero e proprio brand commerciale, un modo per identificare in forma immediata l’atelier in una città dove lo stesso nome di Vincenzo doveva essere percepito come estraneo alla tradizione locale e forse proprio per questo più caratterizzante e distinguibile. |
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